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Formazione per docenti ed educatori
Il Modello PER propone un percorso di formazione e di sostegno psicologico per gli educatori e i docenti coinvolti nel percorso di apprendimento dei bambini e degli adolescenti con diagnosi di Disturbi dello Spettro Autistico e i Disturbi del Comportamento.
La formazione ai docenti e agli educatori che operano in ambito scolastico prevede l’insegnamento dei principi base dell’Analisi del Comportamento e delle tecniche maggiormente utilizzate per favorire l’apprendimento di abilità accademiche e l’emergere di comportamenti adattivi, necessari per favorire l’inclusione e l’integrazione del bambino e dell’adolescente nel gruppo classe e per sviluppare l’interazione con i pari.
Parallelamente, il Modello PER prevede degli incontri di sostegno psicologico rivolto agli educatori e alle insegnanti come parte della presa in carico del bambino, poiché la qualità del loro stato psicologico incide sulla qualità dello sviluppo e dell’evoluzione del bambino.
Le reazioni emotive dei professionisti, che si occupano dell’apprendimento dei bambini e dei ragazzi, ai comportamenti che mettono in atto, se non elaborate adeguatamente, possono infatti esercitare un effetto sul rendimento della terapia comportamentale.
CLICCA QUI PER VISUALIZZARE L'ESEMPIO DELL'ANALISI COMPORTAMENTALE
F. si trova a scuola con l’insegnate di sostegno. Appena l’insegnante dice a F di mettersi in fila con i compagni per l’uscita F urla e si butta a terra. L’insegnate inizia ad avere un incremento della frequenza del battito cardiaco e un irrigidimento muscolare. L’insegnante smette di chiedere a F di mettersi in fila e lo accompagna all’uscita da solo. F smette di urlare e di buttarsi a terra. La frequenza e la contrazione muscolare tornano nella norma.
Vediamo ora la descrizione in termini di antecedente – comportamento – conseguenza prendendo come oggetto di analisi il comportamento di F.
Dall’esempio descritto si potrebbe evincere una relazione tra la richiesta dell’insegnante di mettersi in fila con i compagni di classe, evento probabilmente avversivo per F, e la messa in atto del comportamento inadeguato con la funzione di rinforzo negativo socialmente mediato. Dal punto di vista del bambino l’urlare e il buttarsi a terra ha come effetto la rimozione dello stimolo avversivo, in questo caso la fila con i compagni, e tale conseguenza incrementa la probabilità di emissione del medesimo comportamento in circostanze analoghe in quanto, per mezzo di esso, ha potuto ottenere dall’ambiente circostante ciò che voleva, ovvero l’allontanamento da una situazione non gradita.
In situazioni come questa, un ipotetico piano di intervento prevede, a livello teorico, l’estinzione del comportamento messo in atto con l’obiettivo di interrompere la contingenza di rinforzo esistente e l’insegnamento in parallelo di una forma di comunicazione funzionale per esprimere in maniera adeguata la volontà di allontanarsi dalla fila. Traducendo l’analisi in termini applicativi, all’insegnante viene chiesto di mantenere l’istruzione fino a quando il comportamento inadeguato non cessa, con l’obiettivo di interrompere la contingenza “se – allora”, nel caso specifico “se urlo e mi butto a terra mi allontano dalla fila”.
MA CHE COSA SUCCEDE NELL’INSEGNANTE MENTRE IL BAMBINO PIANGE?
L’aumento della frequenza del battito cardiaco e l’irrigidimento muscolare sono indicatori fisiologici di una attivazione dell’organismo, che definisce uno stato emotivo: in questo caso si può parlare di una reazione di stress di fronte alle urla e al buttarsi a terra del bambino, assimilabile alla paura, che determina una reazione di allontanamento, il cui scopo è far cessare il comportamento del bambino. Ma nel momento in cui l’obiettivo terapeutico è insegnare al bambino una modalità adeguata per chiedere di andare via dalla fila, l’allontanamento repentino a seguito del vissuto di stress dell’insegnante costituisce un ostacolo nel portare avanti quell’obiettivo.
Secondo la prospettiva dell’Applied Behavior Analysis, le risposte comportamentali messe in atto dagli individui che fanno parte dell’ambiente della persona, dove per ambiente si intende la costellazione di stimoli e condizioni che possono influenzare la risposta comportamentale di un individuo, sono considerate eventi ambientali e, in quanto tali, possono essere espresse nei termini di stimolo antecedente o conseguenza ed esercitare un’influenza diretta sul comportamento del soggetto. Per tale motivazione, le azioni di coloro che si occupano del bambino o dell’adolescente sono delle componenti che giocano un ruolo fondamentale nell’implementazione di programmi di intervento basati sull’analisi del comportamento.
Emozioni come il sentirsi inadeguati come professionisti o incapaci a fronteggiare alcune difficoltà, il dispiacere, l’ansia, la paura del giudizio, così come la frustrazione, la fatica e il burn out, che spesso legittimamente accompagnano docenti ed educatori, contribuiscono a creare un ambiente relazionale che può ostacolare lo sviluppo e l’apprendimento del bambino, poiché influiscono negativamente sugli aspetti motivazionali e di gestione della frustrazione e sul comportamento che ne consegue, elementi fondamentali affinché l’intervento abbia successo. Ecco perché è necessario fornire uno spazio adeguato dove poter elaborare questi aspetti emotivi, come parte integrante della terapia del bambino e del ragazzo.
Favorire il benessere psicologico delle persone che si occupano dei bambini e degli adolescenti ne favorisce lo sviluppo, e facilita il loro percorso di apprendimento e autonomia.
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